1771
CARRO DI CUGNOT
Leggi
Già durante l’epoca storica del Rinascimento erano stati disegnati modelli di carro, capaci di spostarsi da soli. Questi progetti, tuttavia, vivevano solo sulla carta.
Prototipi funzionanti come il famoso carro di Cugnot, macchina con un motore a vapore, furono costruiti verso la fine del XVIII secolo.
Il carro di Cugnot fu ideato e costruito da Joseph Nicolas Cugnot , ingegnere militare francese. Questo mezzo è stato universalmente riconosciuto come l’ invenzione che ha gettato il seme per la nascita e lo sviluppo dell’ industria automobilistica oltre un secolo dopo.
Il carro di Cugnot consisteva in un veicolo a tre ruote, la cui ossatura era un telaio di legno. La ruota anteriore era quella motrice con la quale la vettura era anche capace di sterzare. Il motore di questo mezzo era a vapore ed era una grossa caldaia sistemata anteriormente, la quale andava a muovere due cilindri verticali di 325 mm. di alesaggio e 387 mm. di corsa, per una cilindrata totale di circa 62.000 cm³.
Questo mezzo procedette per una dozzina di minuti, raggiungendo una punta di velocità stimata inferiore ai 10 Km/h.
Il problema principale stava non tanto nel far muovere questo mezzo, ma nella lentezza della sferzata e nel farlo frenare, infatti il primo prototipo si distrusse contro un muro.
Nel luglio del 1771, tuttavia, Cugnot costruì un secondo carro perfezionando l’impianto frenante, che ottenne il risultato sperato.
1854
CARROZZA DI BORDINO
Leggi
Dopo la realizzazione del mezzo azionato a vapore, ideato dall’ ingegnere militare francese Cugnot nel 1771, anche in Italia furono effettuati studi e fruttuosi esperimenti nel campo dell’autotrazione.
Un contributo significativo fu dato da Virginio Bordino ufficiale dell’esercito sardo che nel 1854 costruì alcuni prototipi azionati da motore a vapore. Bordino fu il primo italiano a realizzare un veicolo a vapore circolante su strada.
Il capitano del genio si recò a Londra per studiare ingegneria meccanica, per la realizzazione di mezzi ad uso militare per l’esercito sardo. Di ritorno da questo viaggio si mise subito all’opera ,realizzando una vaporiera della quale, tuttavia, non è rimasta alcuna traccia. Dopo ripetute prove, servendosi di elementi della precedente realizzazione, il capitano Bordino costruì un calesse con tre ruote, andato, però perduto come il primo. Bordino non si arrese e si dedicò alla più importante delle sue creazioni, ossia un’enorme carrozza che portava sotto la scocca un motore a vapore a due cilindri, che veniva alimentato da una caldaia e un bruciatore, che si trovavano sul retro. Sotto i sedili vennero sistemati quattro serbatoi per l’acqua. Questo mezzo di circa 3000 Kg aveva un’autonomia di circa due ore, con un consumo di quasi 60 Kg. di carbone e raggiungeva i 6/8 Km orari.
Questo esemplare è conservato nel Museo dell’automobile Biscaretti di Torino.
Nonostante il grosso passo avanti fatto nell’autotrazione, il motore a vapore, tuttavia,presentava troppi limiti. Per metterlo in moto occorreva accendere il carbone nel focolare e aspettare che l’acqua bollisse nella caldaia, poi bisognava regolare l’afflusso del vapore nel cilindro e, infine, manovrare un veicolo molto pesante.
Era necessario creare un veicolo rapido ed economico, che si servisse di un nuovo sistema di propulsione, capace di rendere meno ingombrante e più facile da condurre il mezzo meccanico, che si voleva diffondere e rendere popolare.
Grazie al contributo di numerosi studiosi, che in varie parti dell’Europa, effettuavano ricerche ed esperimenti l’era del motore a scoppio si stava velocemente avvicinando.
1802
ISAAC DE RIVAZ
Leggi
A partire già dagli inizi dell’800, contemporaneamente alla diffusione del motore a vapore, furono compiute numerose ricerche per trovare un nuovo sistema di propulsione, che rendesse più facile il movimento dei veicoli.
Un tentativo di realizzazione del motore a combustione interna fu compiuto nel 1802, dall’ inventore svizzero Isaac de Rivaz, che è considerato il primo uomo al mondo ad essere riuscito a mettere in movimento un carrello, utilizzando l’energia prodotta dall’esplosione di un gas.
L’inventore Isaac de Rivaz si era occupato già di motori quando aveva saputo della realizzazione del carro a vapore ad opera di Cugnot. Egli si dedicò così, allo studio del vapore come forza motrice e , seguendo le linee del carro di Cugnot , nel 1784 realizzò un veicolo a vapore.
Più avanti, però, l’ingegnere approfondì i suoi studi e compì vari esperimenti per la realizzazione di un veicolo con motore a esplosione.
Nel 1802 costruì un veicolo a quattro ruote completamente di legno. Il movimento veniva prodotto da un motore che aveva un lungo cilindro verticale, nel quale si muovevano due pistoni. Il primo, più pesante, compiva un lungo movimento, mentre il secondo, che si trovava in fondo al cilindro, compiva un movimento limitato per regolare l’ immissione della miscela esplosiva all’interno della camera di combustione.
All’interno del cilindro vi erano due punti metallici, che mediante l’azione di un contatto elettrico, generavano una scintilla che andava ad accendere la miscela costituita da idrogeno e ossigeno. L’esplosione spingeva il pistone principale verso l’alto, che poi ridiscendeva verso il basso per il suo peso. Facendo questo movimento, il pistone andava a tirare una corda, che passando attraverso una speciale puleggia produceva il movimento delle ruote anteriori.
Per questa invenzione nel 1807 Isaac de Rivaz ottenne dal ministro degli Interni francese il brevetto per il suo veicolo.
Nel 1813 l’inventore Isaac de Rivaz si dedicò alla costruzione di un secondo veicolo con il motore a esplosione di 6 m. di lunghezza, le ruote di 2 m. di diametro e con un movimento di circa 3 Km/h.
Furono questi anni di intensi studi nel campo dell’autotrazione e grazie a contributi ,come quello di Isaac de Rivaz, si iniziò a passare dalla concezione del motore a vapore all’idea del più efficace motore a combustione interna.
1856
Motore Barsanti Matteucci
Leggi
Il progetto nacque dall’idea che Barsanti aveva avuto sulla possibilità di ottenere un lavoro dall’esplosione di una miscela.
L’idea era venuta a Padre Barsanti qualche tempo prima, quando insegnava fisica e matematica nel collegio S. Michele a Volterra, mentre effettuava un esperimento con i suoi allievi con un barattolo che riproduceva la pistola di Volta di recente invenzione. Un giorno si presentò in classe con un cilindro di ottone con un lungo collo, chiuso da un tappo e attraversato da due asticciole metalliche isolate. Padre Barsanti riempì il cilindro con una miscela di alcool e lo chiuse con il tappo di sughero. Inviò, cosi, corrente alle asticciole, provocando l’accensione della miscela, che esplose facendo saltare il tappo del cilindro.
Padre Barsanti spiegò ai suoi allievi che la scintilla scoccata all’interno del cilindro aveva incendiato la miscela di gas, che aumentando il volume aveva prodotto lo scoppio, facendo saltare il tappo.
Grazie a questo esperimento Padre Barsanti constatò che l’energia dell’esplosione del miscuglio gassoso, si era trasformata in una forza e intuì che tale forza poteva essere utilizzata per una macchina a moto continuo.
La possibilità di avviare degli esperimenti sulla base delle sue intuizioni fu offerta a Barsanti quando, trasferitosi a Firenze, conobbe l’ingegnere idraulico Felice Matteucci con il quale ebbe modo di confrontarsi, trovando un solido aiuto per le sue ricerche.
Barsanti e Matteucci cominciarono, così, i loro esperimenti, servendosi di un cilindro in ghisa, munito di pistone e di valvole.
All’interno di questo cilindro venne introdotta una miscela di aria e idrogeno, che veniva incendiata da una scintilla elettrica.
Da questo tipo di esperimento i due inventori constararono, che la forza prodotta dall’esplosione dava una forte spinta allo stantuffo, che arrivava a fine corsa.
Quando poi lo stantuffo arrivava a fine corsa ritornava spontaneamente e velocemente indietro.
Dedussero, quindi, che ciò avveniva per l’espulsione dei gas, che producevano un vuoto e conclusero che era la pressione atmosferica a far si che il pistone tornasse indietro.
Barsanti e Matteucci avevano, così, realizzato un motore verticale a stantuffo libero in cui, all’interno della camera di combustione, una scintilla elettrica provocava lo scoppio della miscela di aria e gas illuminante, che proiettava il pistone in aria. Lo stantuffo, poi, ridiscendeva con un movimento controllato da uno speciale dispositivo a dentiera.
Attraverso questi procedimenti, si compiva la cosiddetta corsa motrice.
I due inventori, soddisfatti del loro lavoro, decisero di depositare il loro primo brevetto nel 1854.
Padre Eugenio Barsanti e l’ingegnere Felice Matteucci diedero incarico alle officine Bemini di Firenze per la costruzione del loro motore, che nacque il 19 settembre del 1860.
Con la realizzazione del motore a combustione interna di Barsanti e Matteucci incomincia una nuova era.
Da questo momento in poi, infatti, le ricerche effettuate e gli esperimenti compiuti, furono tutti rivolti a migliorare e perfezionare questo nuovo e rivoluzionario motore.
1860
Etienne Lenoir
Leggi
Molti furono coloro i quali dedicarono il loro impegno allo studio di questo settore, ma si sa che la storia è costituita da fatti e la storia ricorda chi ha lasciato concretamente un segno.
Un personaggio che si distinse in questo campo fu Etienne Lenoir, inventore belga, che nel 1860 non solo progettò e realizzò il motore a combustione interna, già sperimentato dagli italiani Barsanti e Matteucci, ma decise anche di montarlo sulla prima automobile.
Lenoir impiegò le sue energie per realizzare un mezzo con gli stessi materiali e concezioni di un carro, che chiamò Hippomobile, che doveva servire per il trasporto delle persone.
Questo mezzo era dotato di un propulsore monocilindrico con distribuzione a due tempi, del tipo a ciclo naturale e alimentato con miscela di gas idrogeno, ricavato dall’acqua per elettrolisi.
Si trattava di un motore con cilindro orizzontale, alimentato dalla caduta naturale della miscela ed espulsione verso il basso dei gas combusti.
Questo tipo di alimentazione adottata per il veicolo sperimentale venne sostituita da quella a gas di carbone per gli esemplari destinati alla vendita.
Sulla base di questa invenzione Lenoir produsse circa 400 unità.
Nel 1863 il primo Hippomobile ,alimentato ad idrogeno ,compì il suo primo viaggio, percorrendo 18 km da Parigi a Joiuville-le-Point in poco meno di tre ore e ad una velocità di 6 Km/h.
1860
Beau de Rochas
Leggi
Un notevole e significativo passo avanti nell’evoluzione e nella definizione del motore a combustione interna fu dato dall’inventore francese Beau de Rochas , che nel 1860 ideò il ciclo a quattro tempi.
E’ necessario ricordare che fino a quel momento i motori a combustione interna realizzati avevano previsto l’ accensione della miscela dall’esterno ( vedi motore Barsanti e Matteucci), Beau de Rochas, invece, con le sue ricerche sperimentò l’accensione della miscela all’interno del cilindro, per compressione.
L’inventore francese ,in questo modo, realizzò il ciclo a quattro tempi, secondo il quale in quattro corse del pistone, all’ interno del cilindro, si dovevano effettuare le seguenti operazioni:
I corsa: aspirazione della miscela;
II corsa: compressione;
III corsa : accensione al punto morto e successiva espansione dei prodotti di combustione(scoppio);
IV corsa: scarico dei gas combusti.
De Rochas decise di brevettare la sua idea nel 1862, ma, purtroppo non costruì nessun veicolo per verificare l’efficacia della sua invenzione ,lasciando il compito e, sicuramente, il merito ad altri che vennero dopo di lui.
Ripresa da altri , infatti, l’idea di de Rochas risultò essere vincente tanto che , ancora oggi tale ciclo di funzionamento è usato nei motori a quattro tempi .
1876
Motore OTTO-LANGEN
Leggi
Con il senno del poi si può dire, che tutti coloro i quali si cimentarono in questo studio furono senz’ altro coraggiosi ad avventurarsi in un campo tanto “misterioso” per quell’ epoca. E’ un po’ come gli studi che ai giorni nostri ,nel 2000, si effettuano per trovare un modo, un mezzo che permetta di realizzare viaggi su altri pianeti. Quando assistiamo a questi tentativi siamo incuriositi, forse affascinati, ma diciamoci la verità, a volte, ci viene da sorridere. Forse un giorno, quando sarà giunto il momento, arriveremo anche a questo.
Eppure gli studi per realizzare un veicolo dotato di una forza meccanica, che fosse adatto al trasporto di persone , durarono a lungo e iniziarono, a memoria d’uomo, già dalla metà dell’700, prima con la realizzazione di mezzi rudimentali a vapore e poi via, via sempre più completi e sofisticati. Ci fu chi azzardò di più, chi, invece, non ebbe il coraggio di mostrare i risultati dei propri studi, forse, per non passare per una persona “un po’ strana”. Di fatto, però, i progressi furono tanti. Una scoperta era l’ inizio di un nuovo studio, che a sua volta veniva perfezionato e completato da altri.
Così avvenne che nel 1876 gli ingegneri tedeschi Eugen Langen e August Otto realizzarono un motore a combustione interna, già realizzato dagli italiani Barsanti e Matteucci e fin qui niente di nuovo. La loro intuizione fu quella di aggiungere a questo motore il ciclo a quattro tempi,che era stato già brevettato da Beau de Rochas, ma che per motivi che la storia non è in grado di spiegare, non era stato realizzato dall’ inventore.
Nikolaus August Otto era un ingegnere tedesco, che aveva iniziato ad occuparsi dello studio sul funzionamento del motore a gas illuminante, già sperimentato da Etienne Lenoir sul mezzo di trasporto da lui realizzato, cioè l’ Hippomobile.
Successivamente Otto continuò gli studi sul motore in collaborazione con un altro ingegnere Eugen Langen e i due misero a punto nel 1867 un motore a combustione interna, molto simile a quello di Barsanti e Matteucci. La novità nel motore realizzato da Otto e Langen era il sistema di trasmissione, che perfezionarono con l’utilizzo del manovellismo di spinta. Realizzarono, così, circa 5.000 esemplari di questo motore che fu esposto nel 1867 a Parigi suscitando molto interesse.
Nel 1869 Langen e Otto fondarono a Deutz, presso Colonia, la fabbrica dei motori che poi divenne la Gasmoteren Fabrik Deutz.
Langen e Otto continuarono, tenacemente, a dedicarsi agli studi sul motore, che portarono i loro frutti nel 1876, quando realizzarono un motore di piccole dimensioni con il ciclo a quattro tempi, pensato per la locomozione delle persone.
Questo motore fu presentato con successo dai due inventori alla Mostra Internazionale di Parigi nel 1878.
Il motore messo a punto da Otto e Langen è meglio conosciuto come a ciclo otto, detto anche ciclo Beau de Rochas. Questo ciclo è impiegato nei motori alternativi a combustione interna e in particolare nel motore a benzina, il quale viene alimentato da un impianto di alimentazione e scarica i prodotti esauriti tramite un impianto di scarico.
E’ stato più volte ricordato che questo tipo di ciclo era stato già brevettato, ma non realizzato da Beau de Rochas. Anziché pensare che Otto abbia potuto copiare l’ invenzione di de Rochas si può anche ipotizzare che Otto non ne fosse a conoscenza , ma che anche lui con i suoi studi fosse pervenuto agli stessi risultati di de Rochas.
Il motore a combustione interna a quattro tempi ebbe molto successo e divenne il modello base per la maggior parte dei motori nella nascente industria automobilistica.
1884
Prof. Enrico Bernardi
Leggi
Egli fu artefice anche di tante altre scoperte nel campo dell’autotrazione, che gli permisero di realizzare un motore con delle caratteristiche, che anticipavano i tempi delle automobili moderne.
Dopo anni passati a studiare il motore, il professore Bernardi realizzò un motore alternativo di tipo atmosferico,che non prevedeva la fase di compressione e in cui le tre fasi di aspirazione, scoppio e scarico venivano effettuate in due corse del pistone, in un solo giro dell’albero a manovella e la distribuzione avveniva con valvole a cassetto.
Il funzionamento di questo motore iniziava con la prima fase di aspirazione, quando il pistone allontanandosi dal PMS( punto morto superiore) creava una depressione nel cilindro, che aspirava la miscela aria- benzina fino a metà corsa.
Nella seconda fase a metà corsa la carica esplosiva aspirata veniva accesa dalla fiamma attraverso la bocca d’ accensione provocandone, cosi, lo scoppio e la spinta del pistone verso il PMI(punto morto inferiore)
Nella terza fase detta scarico il pistone espelleva, nella corsa di ritorno i gas inerti.
Nel motore sperimentato e poi realizzato da Bernardi il carburatore ne era parte integrante, facendone da supporto di base.
IL professore Bernardi chiamò la sua invenzione “motrice Pia” dal nome di sua figlia.
La “motrice Pia” aveva un alesaggio di 44 mm. ed una corsa di 80,5 mm. pari ad una cilindrata di 122,402 cc a 200 giri al minuto con 0,024 CV.
Bernardi decise di applicare questo motore sul triciclo giocattolo del figlio Lauro che fu, cosi, il primo veicolo semovente al mondo con motore a benzina.
Il professore continuò i suoi esperimenti e nel 1885 realizzò un motore a quattro tempi ,chiamato”Lauro” dal nome di suo figlio. Si trattava di un monocilindrico orizzontale con alesaggio a corsa di 85X110 mm. pari alla cilindrata di 624,195 cc con una potenza di 2,5 HP a 800 giri al minuto, con distribuzione a valvole in testa , comandata da un’ asta con bilanciere doppio e valvola d’ aspirazione ad alzata variabile.
L’accensione veniva provocata da un accenditore a rete di platino, che aveva la proprietà catalitica di arroventarsi in presenza dell’idrogeno contenuto nella miscela carburata. Per la messa in moto veniva utilizzata una peretta di gomma ,per attivare il flusso della miscela prima dell’effetto pompante del pistone.
Il raffreddamento era a liquido con radiatore a tubetti e circolazione attivata dai gas di scarico.
Bernardi ebbe anche l’idea geniale di dotare il motore di una lubrificazione automatica, grazie alla quale tutti i congegni presenti nel motore venivano lubrificati da un distributore rotativo d’olio .
In questo motore fu introdotto anche un filtro per la benzina e uno per pulire l’aria, un silenziatore scarico ed un regolatore centrifugo della velocità di rotazione.
Si deve a Bernardi anche l’ invenzione della frizione e del cambio con le marce e la retromarcia .
Per le sue caratteristiche il motore “Lauro” è sicuramente il più vicino alla realizzazione pratica del ciclo termico a volume costante con elevato rendimento e contenuto consumo di benzina, paragonabile a quello dei motori odierni.
Il professore Bernardi mise insieme tutte le sue invenzioni e nel 1894 costruì una vettura a tre ruote, che è la prima automobile italiana con motore a combustione interna. Questa vettura è oggi conservata al Museo delle Macchine dell’Università di Padova, presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica. Sembra che in 10 anni questo esemplare abbia percorso 60.000 Km.
Nel 1892 Enrico Bernardi conobbe Giovanni Agnelli , che sette anni più tardi fonderà la FIAT.
Nel 1896 il professore decise di fondare a Padova la società “Miari e Giusti” per la costruzione delle auto e dei motori Bernardi. Nel 1899 a questa società subentrò la “Società italiana Bernardi”, che produceva vetture a tre e quattro ruote. Nel 1900, tuttavia, la società fallì e venne posta in liquidazione.
Da tutto quanto detto si può sicuramente affermare che Enrico Bernardi, con tutte le sue brillanti scoperte, contribuì significativamente alla definizione dell’automobile, che dalla sua comparsa ha incuriosito e affascinato l’uomo.
Il professore era dotato di grande ingegno e spiccato intuito, grazie ai quali, senza forse nemmeno rendersene conto, contribuì alla realizzazione di un motore, capace davvero di poter essere applicato ad un mezzo per il trasporto di persone e merci, che avrebbe avuto un futuro, senza che i suoi restassero solo degli esperimenti.
Ma forse come tutte le persone geniali rimaneva una persona schiva e riservata, che sicuramente gioì delle sue brillanti scoperte, ma che mancava sicuramente di quelle doti pratiche e, diremo oggi imprenditoriali, che gli avrebbero permesso di sfruttare la sua invenzione non solo per arricchirsi, ma ,soprattutto per passare alla storia come , in realtà è, il primo che abbia realizzato una vettura con motore a combustione interna. La storia, infatti, ci dice che da qui a breve altri personaggi diedero il via, un po’ in tutta Europa, ad una fiorente e duratura produzione industriale di autovetture con motore a combustione interna.
1886
Karl Benz
Leggi
I motori che fino ad allora erano stati cosi minuziosamente studiati, progettati e realizzati, furono montati sulle carrozze e furono, così realizzate le prime automobili.
Analizzando la situazione possiamo, sicuramente affermare che coloro i quali ebbero l’idea di montare i motori sulle carrozze, forse si trovarono al posto giusto al momento giusto, poiché ebbero il piglio imprenditoriale, dote forse che era mancata fino a quel momento, di pensare di montare il motore prima su una carrozza a quattro ruote e poi realizzando via via un tipo di carrozzeria sempre più confortevole, fino ad arrivare all’ automobile così come la vediamo noi oggi.
In questo fine ‘800, caratterizzato da vivaci e determinanti cambiamenti in campo automobilistico due furono i personaggi che si distinsero e cioè Karl Benz e Gottlieb Daimler, che costruirono le prime autovetture e furono fondatori delle prime industrie automobilistiche.
Per continuare ad avere un quadro preciso e ben delineato li tratteremo separatamente, fino a giungere al 1926 anno in cui le due industrie si fusero dando vita alla più famosa e conosciuta “Mercedes- Benz”.
Karl Benz fu un ingegnere tedesco che si dedicò agli studi sul motore e nel 1878 realizzò un motore a combustione interna a due tempi, che riscosse molto successo. Grazie a questa realizzazione Benz trovò gli investimenti, che gli permisero di fondare a Mannheim nel 1883 una fabbrica di automobili la “Benz e Co”.
L’ ingegnere continuò i suoi studi sul motore, intendendo realizzare un veicolo per il trasporto di persone leggero e capace di muoversi autonomamente, senza bisogno del traino dei cavalli.
Nelle intenzioni di Benz, il mezzo doveva essere a quattro ruote, ma non riuscì a trovare un modo per far sterzare l’asse anteriore in maniera soddisfacente, per cui decise di ripiegare sulla soluzione dell’avantreno ad una sola ruota. La vettura finale fu quindi un triciclo, sul quale montò il motore a scoppio.
Nel 1886 Karl Benz depositò il brevetto di questo veicolo all’Ufficio Brevetti dell’Impero Germanico e presentò la prima Patent Motorwagen con brevetto n° 3743.
La vettura ideata da Benz aveva delle soluzioni tecniche , assolutamente inedite per l’epoca, e che nelle loro linee generali furono mantenute, con qualche aggiornamento, per oltre un secolo.
Il veicolo era dotato di un motore orizzontale monocilindrico a quattro tempi, alimentato a benzina, con accensione elettrica, carburatore, radiatore per il raffreddamento ad acqua, sistema di sterzo e telaio tubolare ed era capace di raggiungere la velocità di 20 Km/h.
Per tali motivi, la Patent Motorwagen è stata riconosciuta come la prima, vera automobile nella storia dei trasporti.
Benz decise di completare tre veicoli con le caratteristiche descritte.
Nonostante il grande interesse suscitato da questa invenzione, tuttavia, tardava ad arrivare un riscontro economico, che portò Benz a dubitare della sua invenzione.
In questa circostanza fu decisiva la risolutezza della moglie di Karl Benz, Bertha Benz, che a riprova del fatto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, decise, all’ insaputa del marito, di mettersi alla guida di uno dei tre veicoli realizzati dal marito. E’ necessario, quindi, spendere due parole su questo primo viaggio su un automobile, intrapreso, e chi lo avrebbe mai detto, da una donna.
Il 5 agosto del 1888 Bertha Benz si mise alla guida della Patent Motorwagen insieme ai due figli. Il viaggio ebbe inizio a Mannehim fino a terminare a Pforzheim verso l’ imbrunire. Bertha Benz una volta arrivata a destinazione, con un telegramma, comunicò al marito il successo del viaggio.
Questo evento suscitò interesse, curiosità, incredulità, ma anche timore e paura tra le persone che erano abituati a spostarsi a piedi o con i carri trainati dai cavalli. Forse ci fu anche gente che vedendo passare questo mezzo, che si muoveva senza nessun animale che lo trainasse pensò a qualcosa di diabolico.
La trovata di Bertha Benz, comunque, risultò essere vincente, tanto che le vendite della “Patent Motorwagen” si incrementarono notevolmente.
1886
GOTTLIEB DAIMLER
Leggi
Motorkutsche -Agosto 1886
Un personaggio che diede la svolta per la realizzazione di una vettura dotata di motore a combustione interna con ciclo a quattro tempi fu Gottlieb Daimler.
La storia ci ha fatto conoscere l’impegno di tante menti geniali, che per decenni avevano studiato e fatto ricerche per trovare il modo di rendere più comodi e veloci gli spostamenti. Daimler, dotato di un temperamento forte e di una mente geniale e intuitiva,dopo aver studiato a lungo i meccanismi del motore a combustione interna dovette chiedersi perché aspettare ancora prima di decidersi a montare un motore su una carrozza. Così nell’autunno del 1886 Gottlieb Daimler, realizzò una vettura a quattro ruote dotata di motore a combustione interna.
Dopo diverse esperienze lavorative compiute in Francia, Inghilterra, che gli permisero di acquisire nozioni pratiche sulla costruzione di macchinari, Daimler, nel 1872, entrò nella ditta di Otto e Langen, che con i loro studi erano arrivati a realizzare il motore a quattro tempi.
Nella ditta di Otto e Langen, Daimler ebbe modo di conoscere il principio di questo motore, continuando a studiarlo, aiutato anche da Wilhelm Maybach, conosciuto tempo prima in una precedente esperienza lavorativa nel 1862, con il quale aveva instaurato una profonda e duratura amicizia e collaborazione.
Nel 1882, tuttavia, in seguito a contrasti con Otto, Daimler e Maybach decisero di lasciare la ditta.
Daimler acquistò, così, una villa nei pressi di Stoccarda, nel giardino della quale si trovava una serra, che decise di trasformare in un’ officina sperimentale. Proprio qui, Daimler, aiutato dal fido collaboratore Maybach, continuò le sue ricerche, non solo per migliorare il motore a quattro tempi, che a causa di un complesso meccanismo non permetteva di raggiungere regimi elevati, ma anche per installarlo su una carrozza, utilizzando la benzina come carburante esclusivo.
Continuarono, così, le ricerche e gli esperimenti e dopo numerosi tentativi, Daimler riuscì a brevettare un motore privo di raffreddamento, dotato di isolamento termico, con un sistema di accensione a candeletta incandescente non comandato.
Alla fine del 1883 partì, finalmente, il primo motore sperimentale , capace di raggiungere 600 giri al minuto, superando così tutti gli altri motori già noti, che allora arrivavano al massimo a 120-180 giri.
Daimler e Maybach continuarono a studiare il motore per renderlo sempre più efficiente e nel 1884 ne realizzarono una nuova versione, che per il suo aspetto venne soprannominato “la pendola”.
Questo nuovo motore aveva una potenza di circa 1CV a 600 giri e questa struttura, concepita per risparmiare peso e spazio, poteva essere installata su un veicolo.
Nella primavera del 1886,così, Daimler ordinò alla ditta W. Wimpff & Sohn una carrozza. La vettura venne consegnata il 28 agosto . La Motorkutsche , che in tedesco significa carrozza a motore, consisteva in una carrozza a quattro posti equipaggiata da un motore a scoppio
Il motore, era stato progettato direttamente da Daimler con la collaborazione di Maybach, che ne supervisionava anche l’assemblaggio. Esso consisteva in un monocilindrico verticale con misure di alesaggio e corsa pari a 70×120 mm, per una cilindrata di 462 cc ed era sistemato posteriormente, poco prima dell’asse posteriore, ed erogava inizialmente una potenza massima di 1.1 CV a 650 giri/min. La distribuzione era di tipo misto, cioè possedeva una valvola di aspirazione in testa e una di scarico laterale. L’alimentazione si avvaleva invece di un carburatore a lambimento. L’accensione era ottenuta tramite un tubo incandescente che attraversava la camera di scoppio e veniva mantenuto sempre in temperatura da un bruciatore esterno.
La trasmissione avveniva tramite un contralbero che dal motore trasmetteva il moto a due corone dentate fissate alle ruote. La macchina aveva solo due marce in avanti, selezionate tramite il tensionamento di due cinghie su di una puleggia o sull’altra, sistema che fungeva anche da frizione. Il freno era a pattini, che agivano direttamente sulle ruote posteriori.
La Motorkutsche compì il suo primo viaggio nel marzo del 1887. Il raffreddamento che inizialmente era ad aria, divenne in seguito ad acqua, con un abbondante radiatore posteriore di tipo aperto e poiché non esistevano ancora carenature di alcun tipo, la meccanica, motore compreso, era esposta e visibile. All’inizio la vettura soffriva di problemi derivanti dallo scarso raffreddamento del motore, con un consumo di acqua valutabile in 150 litri per 100 km. Il motore della Motorkutsche fu rivisto l’anno successivo e il problema fu risolto e fu possibile anche rendere la vettura leggermente più potente tanto che arrivò ad erogare 1.5 CV.
Dal punto di vista telaistico, la Motorkutsche montava già delle rudimentali sospensioni con molle a balestra sui due assi. Il telaio stesso era in legno con rinforzi in ferro.
La velocità massima raggiungibile dalla Motorkutsche era di 16-18 km/h.
Con questa invenzione, Daimler e Maybach cominciarono a divenire famosi in tutta la Germania e gli ordini per i motori aumentarono sempre di più, tanto che, spinto da questa nuova situazione Daimler assunse nuovo personale per poter soddisfare tutte le richieste dei motori e delle vetture. Questa, tuttavia, non risultò essere una scelta felice soprattutto per la difficoltà del mercato di allora di riuscire ad accettare un’invenzione come il motore a combustione interna e il concetto stesso di autovettura, vista all’epoca da molti come un mezzo pericoloso. D’ altra parte lo stesso Daimler, non era intenzionato a costruire automobili, ma i motori da inviare ai committenti che ne facevano richiesta. Inoltre le filiali aperte in Europa e a New York, volute da Daimler per dare maggior visibilità al prodotto, non ebbero il riscontro economico sperato, rendendo difficile il decollo dell’azienda.
Gli affari, pertanto, non andavano benissimo e fu a questo punto che Daimler decise di aprire una fabbrica con nuovi soci, che si riveleranno, purtroppo, persone senza scrupoli.
Nel 1890 nacque, così, la fabbrica per la costruzione di motori e vetture, la DMG.
1893
VEICOLO VITTORIA
Karl Benz
Leggi
Un aspetto approfondito da Benz riguardò il sistema sterzante, che nonostante,nel corso dei tempi, fosse stato sottoposto a continui perfezionamenti, consisteva sempre nello sterzo a telaio rotante, un sistema, cioè,in cui l’intero asse anteriore completo di ruote girava intorno ad un perno centrale.
Nelle versioni più eleganti e sofisticate, il sistema era situato al di sotto del veicolo vero e proprio e quindi aveva ruote di dimensioni minori rispetto all’asse posteriore.
La svolta si ebbe quando Benz nel 1891 lesse per caso, su una rivista specializzata, di un” dispositivo sterzante per vetture a cavalli” brevettato, ma , non si sa perché mai realizzato, dal costruttore di carrozze e vetture Georg Lanckensperger di Monaco nel 1861.
Benz colse l’ importanza di questo principio, secondo il quale “i prolungamenti degli assali delle ruote devono convergere al centro della curva”.
Così l’ingegnere capì che il problema di sterzaggio dell’ automobile poteva essere risolto, adottando lo sterzo con fusi a snodo e sviluppò, quindi, una struttura utilizzabile a questo scopo, che però doveva essere azionata da una manovella e non da un timone, per poi installarla sulla sua “Patent-Motorwagen”.
A questo seguirono altri perfezionamenti, fino a quando il sistema non risultò affidabile e quindi pronto per essere brevettato.
Il 28 febbraio 1893 Benz depositò il brevetto per il suo “dispositivo sterzante per vetture con raggi di sterzata da porre tangenzialmente alle ruote”.
Nel 1893 l’ ingegnere realizzò una vettura a quattro ruote la Benz-Vittoria, sulla quale fu montato lo sterzo a doppio cardine, utilizzato ancora nelle automobili moderne.
Il modello fu realizzato dal 1893 al 1900 in diverse versioni e con motorizzazioni da tre a sei cavalli.
1894-1901
KARL BENZ
MODELLO VELO
Leggi
Nonostante l’ingegnere fosse soddisfatto dei risultati ottenuti, si rese, tuttavia conto, grazie anche al suggerimento di un suo collaboratore Josef Brecht, di quanto il tipo di motorizzazione del modello Vittoria fosse piuttosto impegnativo, con un conseguente costo abbastanza alto.
Per questo motivo Benz continuò a studiare nuove tecniche per rendere l’autovettura sempre più funzionale e cosi, nel 1894 realizzò una vettura, denominata Velo, di dimensioni più piccole rispetto alla precedente e con un costo più contenuto.
La Benz Velo fu realizzata in varie versioni tra il 1894 ed il 1901 dalla Casa automobilistica tedesca Benz & Cie.
Il telaio della vettura Benz Velo era in legno e montava sospensioni ad assale rigido con avantreno a balestra trasversale.
Molto semplice la trasmissione a nastro con cambio a due marce.
La Velo aveva un motore monocilindrico perfettamente quadro con alesaggio e corsa pari a 110×110 mm, con una cilindrata di 1050 cc ed alimentato a carburatore. Tale motore montava una distribuzione con valvola di aspirazione in testa e valvola di scarico laterale. La potenza massima della vettura raggiungeva inizialmente 1.5 CV a 450 giri/min, così da permettere alla Velo di raggiungere una velocità massima di 20 km/h.
Le successive modifiche fatte al motore, permisero alla nuova vettura di raggiungere la potenza di 2.5 CV e nel 1900 si portò a 3 CV, mentre nel 1901 i cavalli divennero 3.5. Migliorarono, cosi, anche le prestazioni, che nella versione più potente, permettevano di raggiungere una velocità massima di 30 km/h.
La Velo fu venduta ad un prezzo compreso tra 2000 e 2800 marchi, circa la metà di una Viktoria, e con la possibilità di avere degli accessori a pagamento, come il cambio a tre marce o la capote semiaperta.
Dalla Velo derivarono alcune versioni che si distinguevano dalla Velo stessa per i loro equipaggiamenti più ricchi. Tali modelli erano: la Comfortable, la Ideal, la Duc e la Charette.
La Benz Velo è considerata come la prima autovettura prodotta in serie. Nel primo anno di produzione, il 1894, furono venduti ben 134 modelli e fino al termine della sua produzione, avvenuta nel 1901, ne furono realizzati circa 1200 esemplari.